venerdì 29 marzo 2013

Colf e spesa in comune è il condominio-famiglia

CATERINA PASOLINI
TUTTI insieme appassionatamente. Come una nuova famiglia allargata unita dalla voglia di risparmio e vicinanza, per vincere crisi economica e solitudine. Crescono e si moltiplicano i condomini dove si fa la spesa cumulativa, tagliando i costi del 50 per cento. Dove la colf, la badante e presto anche l’infermiera sono in comune.
OGNUNO paga le ore di cui ha bisogno e in caso di emergenza sa che è lontana al massimo una rampa di scale. Nati a Bologna un anno fa grazie all’idea di Confabitare, ora coinvolgono nella città emiliana più di mille famiglie in 80 caseggiati mentre l’esempio si sta espandendo. Da Milano a Messina sono decine in ogni città i palazzi che dividono spese e bisogni. Tanto che tra poco in questi condomini “affettuosi” nascerà anche una banca del tempo degli inquilini. Per scambiarsisaperi e mestieri in un baratto di ore e capacità. Chi ti aggiusta il rubinetto e in cambio gli prepari la cena, chi fa ripetizioni al figlio del vicino e riceve un aiuto a compilare la dichiarazione dei redditi dall’ex bancario.
«Baratti e condivisioni che migliorano la qualità della vita e dei rapporti. Da quando abbiamo lanciato l’idea di spesa e badanti in comune, non solo la gente ha dimezzato i costi perché essendo 25-30 famiglie o coppie per palazzo possono fare economie di scala andando all’ortomercato o acquistando all’ingrosso, ma si sono creati rapporti di pianerottolo. Gente che non si rivolgeva la parola ora si scambia saluti e favori». Parola di Alberto Zanni, presidente di Confabitare, associazione dei proprietari di case.
Tra loro c’è Giuseppe, 70 anni, cassiere di banca in pensione che stanco del troppo tempo libero si è candidato a raccogliere le ordinazioni.Due volte alla settimana, il martedì e il venerdì, riceve la lista dei desideri del caseggiato e poi va a fare la spesa aiutato da un vicino. Nel loro palazzo al centro di Bologna hanno fatto una cassa comune iniziale e poi ogni volta si rimette una quota, mentre in altri palazzi hanno preferito aprire un conto in banca. «Ho tanto tempo, mi sveglio presto e la bicicletta come unico impegno era una gran noia. Ora invece mi sento utile, chiacchiero con tutti e alla fine mi ritrovo invitato dai vicini a bere un bicchiere e la signora della scala B ieri mi regalato una torta», dice soddisfatto.
Conoscenze casuali nate dall’acquisto comune di pomodori diventano fili di vite che si intrecciano. E così ora Alessandro e Marina, novelli sposi con bebè, hanno trovato in Maria, che di giorno fa l’operaia, una babysitter serale in cambio di pranzi e cene preparati con cura. Paolo, che fa l’idraulico, è tempestato già ora di richieste di aiuto, e quando ci sarà la banca del tempo, almeno sceglierà lui con cosa scambiare la sua arte di aggiustare lavandini ingorgati e sifoni rotti.
Proprio partendo da queste gentilezze di pianerottolo è infatti scattata l’idea di una banca del tempo nei palazzi. Perché, come segnala l’indagine fatta sotto la direzione scientifica dall’Osservatorio Cores dell’Università di Bergamo e curata dalla professoressa Francesca Forno, chi fa acquisti in gruppo ha un’anima socievole e altruista. Il 62% organizza attività solidali e tra i vari motivi che spingono all’acquisto in comune al primo posto c’è la salute, ma poi il sostegno ai piccoli produttori, il desiderio di costruire nuove relazioni e la voglia di partecipare ad azioni concrete. Per cambiare il mondo, partendo dal tinello.

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